20 maggio 2015

Gli spagnoli: campioni di yoga



Oggi il tema è Spagna e sport.

Inizio dagli sport da divano, quelli da seguire alla tv in totale relax. 

Gli spagnoli condividono con noi italiani la passione per il calcio (fútbol), in assoluto lo sport più seguito, ma hanno altre valide alternative:

la loro nazionale di pallacanestro (baloncesto) ha vinto il Mondiale nel 2006 e due medaglie d’argento alle Olimpiadi (Olimpiadas) del 2008 e 2012 e atleti come Pau Gasol e José Calderón sono autentiche stelle della NBA.  
Rafa Nadal è una leggenda vivente del tennis (tenis), Fernando Alonso è un famoso pilota di Formula 1 (Fórmula 1) ex Ferrari, Alberto Contador si distingue nel ciclismo mentre Jorge Lorenzo e specialmente Marc Márquez davano filo da torcere al nostro Valentino Rossi in Moto GP.

Ma che dire della pratica quotidiana? 

Un recente studio statistico del Ministero dell’Istruzione, Cultura e Sport spiega che il 40% della popolazione spagnola a partire dai 15 anni si dedica a qualche tipo di sport. 

In cima alla classifica c’è il nuoto (natación), seguito da ciclismo (ciclismo) calcio, corsa e ginnastica (gimnasia).

Ma nell’immaginario collettivo di molti (anche di molti spagnoli) lo sport nazionale di Spagna per eccellenza rimane uno ed uno solo: la siesta, definita yoga iberico dallo scrittore Camilo José Cela, vincitore del premio Nobel per la Letteratura nel 1989.

Questione di tradizione o lungimiranza? 

Diversi specialisti delle Università statunitensi di Cornell e Harvard sostengono che la siesta non è un semplice costume ma una necessità fisiologica

Fare la siesta (echarse la siesta) aiuterebbe ad aumentare la produttività lavorativa, ridurre l'assenteismo e gli incidenti causati da distrazione e stanchezza, proteggere dallo stress e dalle malattie cardiovascolari. 

Niente male davvero! Ma l'importante è rispettare alcuni criteri:


  • la vera siesta si fa nel letto (en la cama) con il pigiama addosso (con el pijama puesto). Volendo, si può utilizzare anche un comodo divano (sofa)… ed ecco lo sport da divano all’ennesima potenza;
  • la durata ideale della siesta è tra i 15 e i 30 minuti e si raccomanda vivamente di non superare mai l’ora. Tutti i suoi benefici svanirebbero per lasciare spazio a effetti collaterali poco piacevoli come l’irritabilità;
  • creare l’ambiente ideale: la stanza adibita al riposo deve essere pulita, oscura al punto giusto e fresca. Meglio dotarsi di un buon materasso e di un cuscino che permetta di mantenere testa, collo e colonna vertebrale allineati;
  • evitare il più possibile elementi di disturbo. Bisogna spegnere i cellulari (apagar los móviles). Via libera invece ai rumori in grado di conciliare il sonno (come quelli di tv e radio);
  • svegliarsi dalla siesta preferibilmente con la voce dolce di una persona (la voz dulce de una persona) o con una sveglia (un despertador);
  • una volta alzati, si consiglia di bere un bicchier d’acqua (un vaso de agua) o mangiare un pezzo di cioccolato (un pedazo de chocolate) per riconciliarsi definitivamente col mondo.
La siesta intesa come momento dedicato al rilassamento è un'abitudine antica: il suo nome deriva dall'espressione hora sexta usata dai Romani per indicare la sesta ora del giorno dal sorgere del sole. Corrisponde all'incirca all'arco temporale tra le 12 e le 13 che loro dedicavano al riposo.

Anche se la siesta è considerata tipica spagnola come la paella o la corsa dei tori a Pamplona, uno studio europeo rivela che il 22% dei tedeschi ammette di farla almeno tre volte a settimana. A seguire italiani (16%), britannici (15%), portoghesi (9%) e solamente l’8% degli spagnoli.


L’esperienza della siesta poi varca alla grande sia i confini spagnoli sia quelli europei: il Messico con i suoi sombreros ne è l’emblema forse più popolare, mentre i giapponesi la riconoscono come elemento che favorisce la produttività, per cui le principali aziende sono dotate di ambienti di riposo per i propri dipendenti.  

Anche in Cina, da diversi anni, la Costituzione sancisce il diritto dei lavoratori a ciò che loro chiamano xiu-xiu

Quindi potremmo considerare il binomio Spagna-siesta come una sorta di stereotipo consolidato con un fondo di verità da accompagnare ad una valutazione più critica e realistica. Ma in Spagna qualcuno non sarebbe d’accordo. 

C’è chi sostiene fermamente la siesta come sport nazionale, dichiarando di sentirsi come un cavaliere (caballero) che difenderà a cappa e spada (a capa y espada) questa tradizione. Si tratta di David Blanco, presidente della Asociación Nacional de Amigos de la Siesta (ANAS) che, a ottobre 2010, ha organizzato il primo campionato di siesta del mondo

In un famoso centro commerciale di Madrid, si sono radunati oltre 350 concorrenti decisi a vincere i 1.000 euro messi in palio. 

Per individuare un siestista amatoriale (amateur) da uno professionista (profesional) sono stati analizzati diversi elementi: qualità e durata del sonno, indumenti più creativi, posizione più originale e, dulcis in fundo, anche l’intensità del russare. A questo link trovate le foto dei vincitori assoluti e delle varie categorie.

Folclore a parte, se non vi siete mai lasciati andare ai piaceri della siesta, fateci un pensierino. 

Ne erano fan figure del calibro di Leonardo Da Vinci, Johannes Brahms, Salvador Dalí, Winston Churchill, Napoleone, Ronald Reagan e il nostro Giovanni Agnelli. 



E Albert Einstein la raccomandava per rinfrescare la mente e aumentare la creatività.