Oggi in Spagna è il
tanto atteso giorno della Lotería de Navidad in cui si spera di
trasformare in sogno il proprio investimento in denaro. E proprio oggi il mio
blog compie un anno.
Per
fortuna i sogni (quelli veri) si costruiscono ancora con l’impegno, la costanza
e la fatica, nessuno ti regala niente. Questo blog è un piccolo sogno che si è
avverato grazie all’incontro luminoso con la lingua spagnola in una fase buia
della mia vita.
Festeggio
questo primo compleanno raccontandovi un altro sogno realizzato grazie alla
lingua spagnola.
Nell’autunno del 2012 mi sono lanciata nell’impresa di insegnare spagnolo a titolo volontario ai bambini della scuola elementare del mio paesino. Tre classi hanno raccolto la sfida e questo è il terzo anno consecutivo che mi sopportano.
Dico
la verità: mi sarei accontentata di far capire che per parlare spagnolo non
basta aggiungere una S alle parole italiane; che italiano e spagnolo sono
lingue simili ma non così simili come si pensa; che lo spagnolo ci riserva
tanti trabocchetti e che conoscerli è utile per evitare equivoci (ad es. primo
significa cugino e caldo è il brodo).
Invece
ogni incontro mi ha riservato bellissime sorprese: trovarmi davanti tanti piccoli
occhi che brillano, l’entusiasmo che si traduce anche in fatica a rimanere
composti nei banchi, le domande che arrivano spontanee e numerose, i bambini
che mi aspettano con ansia e si preoccupano al pensiero che potrei tardare o
non arrivare affatto, la curiosità di scoprire il menu del giorno. Poi vederli
prolungare la lezione mentre sono in fila per uscire da scuola, o incrociarne
uno per strada e sentirsi salutare con hola, incontrare genitori che mi
confessano di imparare nuovi vocaboli dai loro figli, vedere molte faccine
dispiaciute l’ultimo giorno insieme.
Ed
io? Aspettare ogni incontro con un misto di farfalle nello stomaco e
adrenalina, uscire dal lavoro e correre a scuola con il desiderio di non
deludere i miei piccoli grandi discenti. In una parola, EMOZIONI (emociones).
Ringrazio
l’Istituto Comprensivo di Modigliana, la dirigente scolastica e le maestre per
avermi dato
la possibilità di viverle queste emozioni. E ringrazio in primis i miei bambini che, ogni volta, mi hanno permesso di imparare qualcosa. Perché insegnare non significa semplicemente trasferire delle conoscenze ma scambiarle, è un dare e ricevere, è essere flessibili e aperti a cambiare opinione, metodo e programma a seconda di chi ti trovi davanti. E soprattutto può e dovrebbe essere anche divertente.
la possibilità di viverle queste emozioni. E ringrazio in primis i miei bambini che, ogni volta, mi hanno permesso di imparare qualcosa. Perché insegnare non significa semplicemente trasferire delle conoscenze ma scambiarle, è un dare e ricevere, è essere flessibili e aperti a cambiare opinione, metodo e programma a seconda di chi ti trovi davanti. E soprattutto può e dovrebbe essere anche divertente.
Il
filosofo tedesco Arthur Schopenhauer dice che “Ogni bambino che nasce è in
qualche misura un genio, così come un genio resta in qualche modo un bambino”.
E la genialità, secondo me, consiste anche nella capacità di meravigliarsi
delle cose, di saper cogliere la bellezza nella quotidianità, di guardare il
mondo con gli occhi curiosi di un bambino, come se ogni giorno fosse sempre il
primo.
Grazie
ad un piccolo corso di lingua spagnola, io vado a scuola di meraviglia. Nessuna
lotteria potrebbe regalarmi qualcosa di simile.
Os
deseo que deis y recibáis emociones (vi auguro di dare e ricevere
emozioni). Felices fiestas.