Noi italiani assorbiamo come spugne vocaboli provenienti dal mondo anglofono.
Li utilizziamo quotidianamente, a volte senza rendercene conto e spesso a
sproposito, come quando diciamo footing invece di jogging o chiamiamo un certo
tipo di valigia trolley, che in realtà sarebbe il carrello da supermercato.
Probabilmente,
usare un termine inglese ogni tanto ci fa sentire più moderni… o più fighi!
Gli spagnoli, al contrario, mostrano un atteggiamento nazionalistico, alla francese.
Per loro lo shampoo è el champú, i jeans sono los vaqueros e andare a fare shopping è ir de compras. Quando vanno al cinema non guardano un film ma una película e non mangiano pop corn ma las palomitas.
Anche
se vanno al McDonald's, non ordinano un hamburger ma una hamburguesa e,
se hanno voglia di un hot dog, chiedono un perrito caliente (che
significa cagnolino caldo).
In
aereo sono assistiti da una azafata non da un’hostess, per loro il
finger è la pasarela, l’overbooking è la sobreventa e
il jet-lag el desfase horario.
Ascoltando
Los cuarenta principales, una delle radio spagnole di maggior successo,
mi sono fatta una cultura di termini musicali: una band è una banda,
una compilation è el recopilatorio, un mix è una mezcla
e il tour è la gira.
Siamo
convinti che almeno il linguaggio informatico sia universale?
Anche qui gli
spagnoli ci sorprendono. Il computer si chiama ordenador, il desktop escritorio,
il mouse ratón, il file archivo e il backup copia de seguridad.
A noi sembrano strani ma anche loro ci considerano un po’ snob perché
intercaliamo spesso con okay (loro dicono sempre vale).
Estremo
protezionismo linguistico da un lato e allegra apertura dall’altro. Visto che
la saggezza classica ci ricorda che “in medio stat virtus”, gli spagnoli
potrebbero servirsi di tanto in tanto di qualche termine inglese di largo uso.
Di certo potrebbe semplificare la conversazione con persone di altri Paesi e
direi che non sminuirebbe affatto la loro lingua.
Per
quanto riguarda noi italiani, spesso sarebbe preferibile riscoprire la bellezza
e la ricchezza dei termini nostrani, soprattutto quando l’utilizzo portato agli
estremi dell’inglese rischia di renderci ridicoli.
Se vi è capitato di lasciarvi
sfuggire qualcosa come brieffare, downloadare, forwardare o altri mostri
linguistici, io ci farei un serio pensierino.